Ceph il futuro dello storage

Ricercando costantemente negli anni soluzioni innovative, un pò per curiosità, un pò per gioco ed un pò per esigenze professionali ci siamo imbattuti nel progetto Ceph.

Inizialmente parlare di Software Defined Storage sembrava la solita soluzione fantascientifica di fronte a colossi dello storage quali EMC2, IBM, NetApp, Oracle e simili, senza contare le infinite convention e meeting di popolari aziende software ed hardware che denigravano sempre le soluzioni open source (ma ogg sappiamo come sta andando..).

Questo successe quando decidemmo di utilizzare Linux come sistema operativo per le aziende all'inizio degli anni 2000, per poi seguire lo stesso trend con la virtualizzazione grazie a Kvm (alternativa open a VMware e Xen di Citrix).

Oggi possiamo dire che Linux è il sistema operativo più utilizzato al mondo nell'ambito della produzione enterprise e Kvm un hypervisor molto apprezzato [fonte 1, 2].

E molto probabilmente questo avverrà anche per Ceph in ambito storage.

Indice:

  1. Lo storage fino a qualche tempo fa
  2. Possiamo dire che Ceph è il Linux dello storage?
  3. Il vantaggio di essere “software defined”
  4. Ceph apre la strada a nuove figure professionali e a nuove soluzioni

Lo storage fino a qualche tempo fa

La verità è che un buon prodotto open source nasce dalla massa, dalla necessità di inventare e cambiare radicalmente il mondo (solo software?), gettando nelle fauci affamate dei nerd delle iperboliche novità, dando loro la possibilità di scrivere del buon codice.

Poi alcuni progetti si concretizzano e necessitano di avere un supporto professionale.

Ora tralasciando prodotti o veri e propri brand che già hanno segnato la strada (Linux, Red Hat, Kvm, Suse, Mariadb, Apache, etc) mi focalizzerei su una rivoluzione che è in atto e sta cambiando radicalmente il concetto di storage o meglio di archiviazione dei dati.

Negli anni in cui stiamo vivendo siamo circondati da informazioni, segnali elettrici ed impulsi elettromagnetici che ci incasellano, tracciano, controllano ed aiutano quotidianamente.

Avere dati è sinonimo di potere, e di questo forse adesso se ne stanno accorgendo un pò tutti.

Quell'apparato che si utilizza per memorizzare i dati è definito imperativamente con una parola inglese: “storage".

Fino a qualche anno fa questo “storage” era per lo più una parola che troneggiava nelle infrastrutture enterprise, e ci si avvicinava ad esso con un certo sentimento di meraviglia, timore e rispetto.

Lo storage era un argomento serio solo per gli eletti del mondo business enterprise, principalmente per gli annessi costi e le operazioni di manutenzione ad alta professionalità necessarie, concetti che oggi stridono con gli investimenti che impongono, vista l’obsolescenza rapidissima delle soluzioni odierne di archiviazione dei dati.

Questo impero, da tanti considerato intoccabile fino a ieri, oggi non lo è più, si è fatto strada un movimento dal basso, un prodotto open source che può essere il game changer in questo regno: il suo nome è Ceph.

Possiamo dire che Ceph è il Linux dello storage?

Ceph viene definito il Linux dello storage, cerchiamo di capire il perché con un esempio.

Nessuno oggi pensa a quale sistema operativo Unix-like usare, perché quello open source è il migliore, quindi tutti lo usano di default e si tratta di Linux.

Anche e probabilmente proprio grazie a questa diffusione Linux è in continuo miglioramento.

Bene, Ceph si sta muovendo nello stesso modo nel mondo dello Storage.

Inizialmente risultava un prodotto di nicchia, relegato a grandi ambiti di virtualizzazione (Openstack e simili).

Successivamente a seguito della continua necessità di spazio di archiviazione e alle

e altre funzionalità richieste insistentemente il mondo IT ha capito che si deve guardare alle soluzioni Software Defined Storage.

E il re indiscusso di questo ambito è risultato Ceph, motivo per il quale oggi molte aziende contribuiscono allo sviluppo del prodotto ed alla sua manutenzione.

Ne è prova il fatto che anche IBM ha comunicato in data 09.10.2022 che il prodotto Red Hat Ceph Storage Enterprise diverrà IBM cloud Storage [fonte: 1].

 

Il vantaggio di essere “software defined”

Seguendo da anni lo sviluppo di Ceph abbiamo notato l'ingresso nel mondo "Linux dello Storage" di aziende come Nvidia, GoDaddy, Canonical, SUSE, IBM e sopratutto alla nascita della Ceph Foundation.

Questo come naturale evoluzione di un progetto assolutamente fondamentale e necessario.

Ceph è open source ed è software defined, è studiato per funzionare su hardware commodity, ovvero su hardware da riutilizzare indipendentemente che sia nuovo o di un particolare brand, che sia affidabile o meno, indipendentemente anche dal brand del network e da come sono interconnessi tra loro i vari elementi, perché è completamente software defined.

Ovviamente questa libertà di scelta ed indipendenza, classiche caratteristiche nel mondo open source, si traducono in una certa complessità di gestione del sistema.

L'approccio non convenzionale allo storage fa si che vi siano nuovi concetti da affrontare e che funzioni fuori dagli schemi tradizionali, quindi è fondamentale avere le skills ed i tecnici giusti per mettere in funzione Ceph.

Questo aspetto può in prima battuta intimorire, ma del resto quello che vale oggi più che mai sono la conoscenza, le skills e la disponibilità ad interoperare tra aziende e persone.

Sicuramente rispetto ad una soluzione "boxata" richiede uno sforzo economico che si sposta sulla progettazione ed assistenza (o supporto), ma ne vale di gran lunga la pena.

Ceph apre la strada a nuove figure professionali e a nuove soluzioni

Ceph a nostro parere apre un mercato nuovo, dove si creeranno degli specialisti per la gestione dei dati distribuiti su larga scala, così come si creeranno prodotti nuovi che appoggiano le loro basi proprio su Ceph.

Il poter utilizzare uno Storage Software Defined elimina i lock-in dei vendor di hardware prettamente dediti allo storage, permette la realizzazione di sistemi di storage clusterizzati sia in ambito fisico che virtuale ed anche on-demand in modo automatico (Kubernetes).

Inoltre l'open source permette di implementare sopra a Ceph (Software Defined Storage) tutti i protocolli di accesso ai dati che sono normalmente utilizzati: SMB, NFS, RBD, ISCSI, CephFS, S3, Swift.

Così facendo questi protocolli ereditano la scalabilità, ridondanza, affidabilità, auto riparazione, distribuzione e replica che Ceph intrinsecamente prevede e che magari non erano previsti all'implementazione dello specifico protocollo.

Anche l'avvento dei container e di Kubernetes ha accelerato queste richieste.

L'utilizzo di ambienti a micro servizi richiede comunque la gestione di uno storage persistente, che può essere attivato e disattivato a piacimento, modificato nella forma e dimensione senza l'intervento manuale.

Ceph si integra in modo perfetto in questi ambienti.

L'industria dei datacenter sta sperimentando un’esplosione delle richieste di capacità in termini di spazio, consumi, affidabilità e ridondanza da parte di molti mercati emergenti.

Settori come il 5G, l’IoT, l'intelligenza artificiale, il machine learning, cold storage oppure edge computing stanno versando benzina sul fuoco già acceso dalla necessità di exabyte di spazio disponibili per salvare dati.

La notizia è che Ceph è già pronto! E voi?

ITServicenet vi supporta per la consulenza, progettazione e manutenzione della soluzione Ceph.

Ing. Alessandro Bolgia - Linkedin

Altri articoli su Ceph:

Ceph e il DR per tutte le tasche

Ceph Octopus, note di una evoluzione

ITServicenet = Kubernetes + Ceph + Nextcloud

Ceph la via flessibile

Ceph per lo storage software defined

Oggi è possibile realizzare un DR (disaster recovery) di macchine virtuali su una infrastruttura open e closed, (Es: Vmware) in modo semplice ed efficiente.

Per fronteggiare questa esigenza avanzata da svariati clienti nel tempo, la scelta del prodotto è ricaduta sul sistema di storage distribuito open source Ceph.

Realizzando 2 cluster storage in 2 posizioni geografiche distanti diversi km, è possibile replicare i dischi delle virtual machine (anche Vmware appunto) da un sistema ad un altro e così avere la continuità operativa.

Inoltre è possibile pensare di migrare tutti i servizi di un datacenter privato da una regione all’altra.

Questa attività ci ha coinvolto in diverse occasioni, per consentire di spostare le virtual machines asservite ad alcuni clienti da un datacenter ad un altro.

Il tutto conoscendo il prodotto ed avendo l’opportuno team a supporto e quindi non acquistando licenze software e basta.

Per noi la cosa che maggiormente conta è il supporto tecnico!

Ogni giorno affrontiamo le problematiche dei nostri clienti che cercano di avere sempre di più dal supporto IT.

La scelta del prodotto è fondamentale per poter risolvere i propri problemi in termini di infrastruttura.

Possiamo legarci ad un rinomato prodotto commerciale che ci fa brillare gli occhi offrendo supporto tecnologico mirabolante e demandando a noi solo l’acquisto e la facile gestione, oppure capire come funzionano le cose e scegliere in modo oculato ed opportuno.

Per poter consigliare i nostri clienti ed essere certi della soluzione al loro problema serve una quantità enorme di tempo (tante volte non pagato) per valutare, conoscere e gestire una tecnologia, quindi abbiamo scelto la strada più impervia, ma abbiamo ottenuto ben diverse soddisfazioni, sia in termini di conoscenza che economici.

Perché non trasformare questo tempo in know-how personale sul DR e poterlo valorizzare in modo opportuno?

Questo modo di operare a nostro avviso è possibile soprattutto con i prodotti open source e la nostra associazione Enterprise OSS ci permette di avere un confronto tra più professionisti, al fine di evolvere velocemente in questo mondo informatico sempre più complesso.

Proprio per questo nel corso degli anni mi sono dedicato a capire come funzionassero i sistemi di storage per gli ambienti di virtualizzazione.

Parlando con molteplici aziende che vendevano tecnologie di questo tipo in diverse occasioni mi sono imbattuto in prodotti non maturi, banali o peggio, che non svolgevano il compito per cui erano stati concepiti come si deve.

Questo per sottolineare che anche il mondo closed non è affatto perfetto. Un prodotto anche se ne paghi la licenza di utilizzo, non è detto che sia ben funzionante… Purtroppo.

Il mondo Open invece ha un grande vantaggio, ci permette di valutare in modo più approfondito il prodotto e con le opportune capacità tecniche intuirne la bontà e lo stato di evoluzione.

Storage distribuito (non Ceph), una storia vera

Vi riporto un’esperienza personale, partendo da sistemi tradizionali che tutti voi conoscete mi sono avventurato nel mondo dello storage distribuito nel 2013.

Il prodotto in questione era Sheepdog, l’idea era buonissima, abbiamo partecipato anche al primo meeting ad Hong Kong e conosciuto gli sviluppatori.

Il sistema era ancora immaturo per alcuni aspetti, ma nonostante tutto per due anni ci ha fatto lavorare egregiamente in un piccolo datacenter.

Da qui l’evoluzione tecnologica e l’impegno personale ci hanno portato alla conoscenza di Ceph.

Ora il prodotto Ceph è indiscutibilmente il leader nel settore open source e non solo, ne abbiamo parlato qui, qui e qui.

Per chi ha poco tempo per la lettura consigliamo il podcast del nostro blog e vi rimandiamo a questo link: https://www.spreaker.com/user/enterpriseoss.

L’evoluzione sistemistica personale mi ha portato a poter gestire nodi e cluster anche geografici senza dover avere grandi software house alle spalle. Il vero business lo fanno il supporto ed i tecnici che seguono questo sistema.

Non vorrei addentrarmi nella descrizione della tecnologia, ma quello che voglio riportarvi, esperienza maturata sul campo, è che adottando questa tecnologia di storage opensource gratuito è possibile realizzare con poco sforzo DR geografici in ambiente Vmware e Kvm.

E cosa di non trascurabile rilevanza: il tutto è spesso alla portata delle proprie risorse, anche economiche.

Al contrario la scelta di uno storage “classico” comporta spesso un lock-in e la completa revisione della infrastruttura IT, per poter pensare ad un DR sicuro, efficiente e di facile implementazione e gestione.

Spero con questo breve articolo di aver stimolato la curiosità di chi ha necessità di implementare infrastrutture simili.

Per approfondimenti:

le tecnologie menzionate sono Ceph, Kvm, Vmware, Proxmox, iSCSI, Rbd.

Ing. Alessandro Bolgia

Enterprise OSS a scuola

Dopo più di vent’anni di attività lavorativa nel campo dell’information technology, ricchi di novità nelle proposte, innovazione nei contenuti e progetti realizzativi, nell’ultimo periodo ho avuto il privilegio di iniziare questa nuova esperienza collaterale... e mi è suonato molto strano tutto all’improvviso sentirmi chiamare da vivaci adolescenti...”profe”!...

Tutto è iniziato dall’invito di un caro collaboratore e collega, l’Ing. Gian Luigi Inversini, con il quale abbiamo implementato negli ultimi anni alcuni progetti sistemistici per un cliente, ma anche abbiamo condiviso una visione di conoscenza, divulgazione e sviluppo delle tecnologie “open source”.

Avendo già appurato l’importanza strategica di questi strumenti nella realizzazione di infrastrutture e servizi nel mondo produttivo “enterprise”, spontanea è sopraggiunta la constatazione sulla grande opportunità di divulgare, ma anche trasmettere le tecniche e la filosofia “open source” alle giovani generazioni.

Lo scambio di idee a fine attività lavorativa ed il confronto su tematiche generali, col tempo si sono trasformate in una concreta occasione di attività di docenza presso un istituto di formazione professionale locale: Centro di formazione provinciale Zanardelli di Brescia, nel quale Gian Luigi svolge il ruolo di direzione tecnica, un istituto formativo dotato di grande vivacità nell’offerta formativa e molto connesso al mondo del lavoro, ed è così che Enterprise Oss è entrata a scuola.

Questi ultimi aspetti sono quelli che ci hanno molto colpito ed interessato, ed uniti alla sopraggiunta richiesta di nuovi docenti per il corso da poco attivato di “Operatore informatico” (presentata anche in un webinar EOSS 2021) hanno innescato la miccia di una nuova collaborazione.

È chiaro che l’inizio di questa nuova esperienza è stato, per il sottoscritto, paragonabile all’inseguimento del Bianconiglio in un mondo completamente nuovo e per certi versi psichedelico....

Diversi i canoni, criteri ed obbiettivi proposti rispetto al mondo aziendale e produttivo, ma anche una grande umanità ed attenzione alle situazioni ed allo sviluppo degli utenti... i ragazzi!

Riflessioni

Mi è capitato in qualche occasione degli ultimi anni, di riflettere o discutere con altri sul tempo che passa, cercando di autoconvincermi che in fondo dentro mi sentivo ancora giovane... La nascita tre anni fa dell’ultima nostra figlia, Rebecca, e l’impatto negli ultimi due mesi con una cinquantina di quattordicenni, desiderosi di “smontare e rimontare PC”, hanno decisamente demolito questa mia debole illusione, donandomi al contempo la piacevole sensazione per il fatto che il mondo nuovo avanza, con le sue energie, le sue novità, le sue aspettative...

Se poi si ha l’occasione (ed il privilegio) di essere invitati in un contesto formativo a trasmettere nozioni, consigli, passione e visione di senso oltre che tecnologica (vedi tematiche su hardware, software, networking, open source....), allora non si può che lasciar sorgere un sorriso spontaneo nell’incrociare lo sguardo di quei giovani occhi, nei quali traspare una speranza, traspare un futuro...

Dott. Alessandro Garbelli

Proxmox Backup Server

Nell’universo dei prodotti Open Source uno strumento all’avanguardia e molto apprezzato dagli utenti è sicuramente Proxmox Virtual Environment (PVE). Una piattaforma di livello enterprise per ospitare virtual machines e containers con features avanzate che lo rendono estremamente affidabile per la piccola, media ma anche grande impresa.

L’unico aspetto meno positivo di Proxmox, fino a qualche mese fa, era rappresentato dalla gestione dei backup, in quanto non essendo incrementali influivano pesantemente sulle risorse di sistema e sugli spazi di archiviazione.

Gli sviluppatori, per sopperire a questa “mancanza”, hanno deciso di intervenire rilasciando di recente la versione 2.0 di Proxmox Backup Server (PBS).

PBS porta con se una ventata di novità che ne fanno uno strumento decisamente accattivante da affiancare a Proxmox VE per la gestione di backup di vm e containers.

Le principali funzionalità di Proxmox Backup Server

Per ciascuna di queste funzioni si potrebbe scrivere una guida dedicata, ma non è l’obiettivo di questo articolo, il cui reale fine è mostrare quale sia stato lo sforzo degli sviluppatori per arricchire in maniera granulare la piattaforma, rendendola più affidabile e completa.

Proxmox Backup Server ha definitivamente alzato l’asticella dell’efficienza nel campo del backup realizzato con soluzioni Open e mostra ancora una volta come dallo stesso mondo Open Source, spesso ritenuto non all’altezza di soluzioni closed, magari più blasonate, si possano invece pescare soluzioni di alto livello in ambito Enterprise.

Le community inoltre contribuiscono quotidianamente allo sviluppo e al miglioramento di queste tecnologie, in modo che siano sempre più fruibili, ricche e all’avanguardia.

E in Enterprise OSS abbiamo deciso dunque di divulgare questa conoscenza, realizzando una demo dimostrativa per gli associati nel mese di Settembre. Eccone un estratto di seguito.

Collaborazione e formazione

Al solito siamo aperti alla collaborazione proattiva di altri IT Manager, con l'intento di ampliare il nostro parco tecnici specializzati, a tal fine si terrà un corso su Proxmox VE nella nostra sede a Calcinato (BS) il 28-29.10.2021, sono rimasti ancora due posti, in caso siate interessati scrivete a info@enterpriseoss.com

Per oggi è tutto, per approfondimenti sul tema potete sempre andare sul nostro portale e contattarci dai form dedicati.

https://www.enterpriseoss.com

IT specialist – Emanuele Bajardo - Oasisnet azienda associata Enterprise OSS.


Open Source Week

Oggi vi raccontiamo di un grande evento, l’Open Source Week.

Sì, in un anno tanto sfidante abbiamo deciso di usare aggettivi che ci diano piena soddisfazione per una volta, niente giri di parole.

Enterprise OSS qualche mese fa è entrata a far parte di RIOS e grazie a ITServicenet si è proposta come solution provider tecnico per due prodotti di punta della sua offerta

Nextcloud e Ceph.

Al board RIOS è piaciuto il nostro approccio come system integrators aperti e flessibili e la nostra natura distribuita è stata percepita come un plus.

Una partnership concreta

Da qui sono nate le prime collaborazioni con alcune colonne portanti del gruppo RIOS che stanno già portando i primi frutti:

call, incontri (nel limite del possibile offerto dal periodo storico in cui viviamo) e soprattutto demo, webinar e confronti virtuali, anche con prospect comuni.

Un’offerta variegata come quella di Enterprise OSS aveva già un appeal interessante sui potenziali clienti, ma ora il ventaglio di soluzioni è letteralmente esploso entrando a far parte di un gruppo così poliedrico.

Per avere un’idea più definita si parla di 9 aziende specializzate che portano in dote più di 200 skills tecniche e sono in grado di erogare decine di soluzioni open source per il business.


aziende RIOS

Inoltre l’attitudine votata allo sviluppo di alcune di esse permette di integrare diversi prodotti tra loro, al fine di creare un puzzle vincente, molto più adattabile alle esigenze dei clienti.

Soluzioni di questo genere non sono un copia incolla di diverse parti, ma si arricchiscono del valore aggiunto di una consulenza professionale e puntuale su ogni elemento del disegno finale e questo è qualcosa che un’azienda tradizionale può solo sognare di offrire.

Dunque in piena ottica collaborativa ci siamo messi a disposizione anche per contributi video e interviste che presto sfoceranno in un evento vero e proprio.

L’evento

Stiamo parlando dell’ Open Source Week, che si terrà dall’1 al 4 di Dicembre.

Si avvicenderanno talk, workshop, interviste, testimonianze e presentazioni di molti dei prodotti e delle soluzioni che RIOS offre al mondo della pubblica amministrazione e dell’impresa privata, con la partecipazione di alcuni volti noti del mondo dell’open italiano.

Si tratta di un programma fitto che spazia dalla parte più vicina "al ferro" di un sistema informativo, come storage e virtualizzazione e arriva alle applicazioni web based.

Ma non mancheranno argomenti inerenti l’intelligenza artificiale, programmazione, legal, case study, il tutto in salsa open naturalmente.

Questo non significa che per gli affezionati a soluzioni proprietarie non ci siano tematiche interessanti naturalmente, molte delle soluzioni proposte si fondono a meraviglia con questi prodotti e spesso ne arricchiscono le funzionalità.

Inoltre per uno specialista IT è sempre interessante valutare alternative al prodotto preferito o più usato per necessità o opportunità.

Non ci resta che invitarvi ad iscrivervi dunque all’Open Source Week by RIOS, ci sarà da divertirsi, sempre che possediate un’anima nerd, per lavoro o per passione.

Appuntamento a Dicembre.


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copyleft foss

Negli ultimi anni ho tenuto diversi interventi sul FOSS. Ho avuto diverse platee - studenti del corso di diritto delle nuove tecnologie dell’Università di Padova, colleghi avvocati, sviluppatori, etc. – e diversi contesti – per esempio gli incontri di Developers in Vicenza e Programmers in Padua, oppure formazione all’interno di aziende.

Nel tempo ho notato però alcune aree in cui dubbi e domande si vanno a concentrare. Non è una sorpresa che molte di queste riguardino le licenze FOSS copyleft. Si tratta delle licenze, chiamate anche ‘virali’ per il loro effetto di ‘contagio’ (un nome che in questo periodo di pandemia risulta particolarmente allarmante), ovvero per il requisito che prodotti derivati dal codice originario siano distribuiti sotto i termini della medesima licenza copyleft, con esclusione di qualsiasi altra licenza (non solo proprietarie ma anche altre licenze open). Per chi sentisse l’esigenza di un ripasso veloce sui temi delle licenze software e del copyleft prima di proseguire nella lettura, ne ho parlato rispettivamente qui e qui.

Se modifico codice che ho ottenuto con licenza FOSS copyleft, devo contribuire le mie modifiche al progetto?

No, la contribuzione al progetto rimane una scelta libera e non un obbligo, anche nel caso di licenza FOSS copyleft.

Su questo punto non mi stanco mai di ripetere due chiarimenti.

Il primo, la clausola copyleft ha effetti solamente nel caso in cui il codice oggetto della licenza originaria venga distribuito nella sua versione modificata. In particolare, e per semplificazione, il codice sorgente (incluso quello delle modifiche) deve essere consegnato e/o messo a disposizione di chi riceve una copia dell’eseguibile licenziato con licenza FOSS copyleft. Se, invece, il codice modificato viene utilizzato per scopi meramente interni e non distribuito, non sorge alcun obbligo connesso alla natura copyleft della licenza originaria.

Il secondo, anche nel caso di distribuzione della versione modificata, lo sviluppatore non è tenuto a contattare i maintainer del progetto presentando le proprie modifiche affinché vengano incluse nella release successiva. Gli obblighi (essenzialmente quelli del paragrafo che precede) si applicano solo nei confronti dei soggetti a cui viene distribuita la versione modificata.

Intendiamoci, non voglio sconsigliarvi di contribuire ai progetti su cui vi basate per le vostre modifiche, che anzi risponde alla filosofia e approccio open. Tenete solo presente che non si tratta di un obbligo.

Ho visto che un’azienda che distribuiva il proprio software con licenza FOSS copyleft, con la nuova release ha abbandonato l’approccio open e offre solo licenze proprietarie – lo può fare? La licenza copyleft non impedisce qualsiasi altro tipo di licenza?

Il pensiero implicito dietro la domanda è che, siccome (i) la licenza FOSS copyleft richiede di distribuire eventuali versioni modificate del software sotto la stessa licenza, e (ii) successive release del software devono essere considerate modifiche al software originario, allora debba continuare ad applicarsi la stessa licenza FOSS copyleft originaria.

Questa ricostruzione però non considera che l’azienda è la titolare del diritto d’autore sul software. La titolarità del diritto non viene limitata dalla decisione di distribuire il software sotto licenza FOSS copyleft. L’azienda, quindi, in quanto titolare del diritto può decidere in qualsiasi momento di cambiare il modello di licenza, non solo su successive release ma anche rispetto al medesimo software. Non è raro che lo stesso prodotto venga licenziato con doppio binario, da una parte con licenza FOSS copyleft e dall’altra con licenza proprietaria, a volte con inclusione di features aggiuntive ma altre volte al solo fine di consentire ai terzi interessati alla licenza di includere il software in un progetto più ampio, senza temere gli effetti virali della licenza FOSS copyleft.

Per chiarezza, le copie già distribuite con licenza FOSS copyleft invece rimangono sottoposte alla licenza originaria. Il cambio dal modello open a quello proprietario si applica alle copie distribuite successivamente.

Se scrivo codice per la mia azienda, di chi è quel software?

La domanda forse esula un po’ dallo specifico tema FOSS, ma trattandosi di sviluppo software e visto che è tra le domande che ricevo più frequentemente in assoluto, ho deciso di includerla comunque.

Il tema è preso in considerazione dalla legge sul diritto di autore (L. n. 633/1941) che prevede all’art. 12bis che “il datore di lavoro è titolare del diritto esclusivo di utilizzazione economica del programma per elaboratore o della banca dati creati dal lavoratore dipendente nell’esecuzione delle sue mansioni o su istruzioni impartite dallo stesso datore di lavoro”.

La regola si applica solo nel caso in cui siano presenti tutti i requisiti, ovvero (i) che lo sviluppatore sia un lavoratore dipendente; e (ii) che abbia sviluppato il software nell’esecuzione delle proprie mansioni, oppure comunque su istruzioni impartite dal datore di lavoro.

Rimane possibile trovare un accordo diverso con il datore di lavoro, che però dovrà essere negoziato e documentato in forma scritta, con una certa precisione rispetto alla titolarità dei diritti sul software e la relativa regolamentazione, per evitare controversie future. Se non è prevista una deroga esplicita, allora si applicano le previsioni della legge sul diritto d’autore e i diritti economici sul software spetteranno al datore di lavoro.

Segnalo per completezza che anche nei contratti di lavoro autonomo si pone il tema della titolarità dei diritti sul software sviluppato, e che solitamente viene previsto che questi spettino a chi ha conferito l’incarico. Nel caso in cui il contratto non preveda nulla, però, al contrario di quanto avviene per i contratti di lavoro dipendente, è più difficile sostenere che il committente goda di diritti esclusivi.

Avv. Cosetta Masi - EOSS founderL2B Partners Junior Partner

itservicenet partner nethesis

Il software Open Source è sempre più presente nel mondo business e probabilmente l’acquisizione di Red Hat da parte di IBM nel recente passato per una cifra astronomica ha segnato una svolta o almeno ha reso ancora più evidente questo trend.

Da pochi studenti visionari nascosti in aule universitarie, negli anni, si è arrivati alla formazione di intere Community Open, sempre più attive e produttive e questo ha inevitabilmente accelerato la diffusione e lo sviluppo di questi software, fino a coprire tutti i campi di utilizzo a livello aziendale.

ITservicenet ha fondato Enterprise OSS, che è una delle ultime espressioni dell’open enterprise, ma i player sul mercato che partecipano alla diffusione dell’open source sono molteplici, oggi ne menzioniamo uno in particolare che riteniamo degno di nota, stiamo parlando di Nethesis.

Chi è Nethesis

Nethesis è una realtà tutta italiana, nata nel 2003 e inizialmente formata da 3 appassionati di informatica.

Nel tempo però si è trasformata in una vera e propria community e oggi vanta un team ben più numeroso, volto al continuo sviluppo dei servizi da fornire al mondo business e una rete di partners ragguardevole.

Sostanzialmente Nethesis è in grado di fornire una soluzione completa di applicativi aziendali integrati tra loro, il tutto gestito da una potente interfaccia grafica.

Nello specifico le quattro soluzioni proposte sono

A monte di tutto troviamo il NETHSERVER, ossia un sistema CentOS (attualmente alla versione 7.8), arricchito da pacchetti e applicativi sviluppati dalla community di Nethesis.

Qualche informazione in più

Senza scendere troppo nel dettaglio è interessante vedere che questi macro gruppi, modulari tra loro, sono costituiti al loro interno da diversi software che li rendono strumenti completi, semplici ed estremamente funzionali.

Per fare un semplice esempio, NETHSERVICE è una piattaforma al cui interno troviamo un applicativo mail con numerosissime funzionalità avanzate, il file sharing per la gestione di cartelle condivise, Nextcloud per cloud privato e la condivisione avanzata, Mattermost per la chat aziendale.

Il tutto dentro un unico modulo e gestito unicamente da una interfaccia web molto potente e smart per l’utente.

Oppure c'è NETHVOICE, basato su Asterisk, che permette di gestire qualsiasi tipo di dispositivo telefonico con funzioni di gestione della coda e di gruppo per le chiamate in entrata, e policy avanzate per configurare le chiamate in entrata e in uscita, ottimali sia per piccoli uffici che per grandi call center.

La grafica come valore aggiunto

Probabilmente però il pezzo forte è costituito dall’interfaccia grafica, basata su Cockpit, molto chiara e ricca di funzioni che permettono di avere il controllo completo a livello administrator e molto user friendly ed esteticamente curata a livello utente.

Le soluzioni Nethesis possono essere installate on-premise sul proprio hardware purché certificato Red Hat, in alternativa “il ferro” lo si può acquistare direttamente da loro evitando dispendi di tempo in configurazioni iniziali.

Per concludere possiamo dire che Nethesis sia un validissimo esempio dell’espressione Open Source a livello business, in grado di abbracciare la maggior parte delle esigenze aziendali in modo facile, completo e soprattutto in continuo sviluppo grazie alla fervida attività della community che la popola.

ITServicenet Partner Nethesis

Dopo questo lungo preambolo dunque siamo lieti di annunciare che ITServicenet ha deciso di diventare partner Nethesis e non solo, vista la corsia preferenziale di cui godono i partner certificati, ha già messo all’opera nelle prime settimane di collaborazione alcuni dei suoi tecnici di riferimento.

Nethesis infratti offre una vera e propria formazione in aula sulle proprie soluzioni, in modo da rendere indipendenti i vari partner e snellire l’attività quotidiana in caso di guasti e necessità dei clienti grazie ai partner stessi.

A ITServicenet è piaciuto questo modello e ha deciso di certificarsi con alcuni dei collaboratori di riferimento.

Quindi da oggi tutti gli associati di Enterprise OSS potranno contare anche su nuovi prodotti che spaziano dal mondo Voip, Foip centralini agli hot spot per strutture ricettive.

La collaborazione e la divulgazione di prodotti open source rimangono sempre il nostro mantra, se sono anche il vostro lasciamo un link per iscrivervi alla nostra newsletter.

https://www.enterpriseoss.com/newsletter/

Per proporre collaborazioni o richiedere consulenze invece scrivete qui

mail to: info@enterpriseoss.com

Enterprise OSS e Rios diventano partners
Questa settimana parliamo di una nuova collaborazione in casa Enteprise OSS.
Nonostante la giovane età dell’associazione, nata a fine 2019 dopo qualche anno di incubazione come potete approfondire qui
e nonostante i tempi non semplici in cui tutti ci siamo trovati da marzo 2020, la nostra mission ci ha portato a realizzare molti progetti nell’information technology ed anche a stringere un accordo con RIOS.

EnterpriseOSS e Rios partners

Di cosa si tratta?

"Rios è la Rete Italiana Open Source, è un network di aziende creato per promuovere servizi professionali e prodotti Open Source, in grado di offrire soluzioni di livello Enterprise.
La rete è costituita da 8 imprese, fra le principali del settore, che condividono esperienze e risorse assicurando servizi e soluzioni semplici e vantaggiose da utilizzare garantendo un supporto qualificato.

RIOS rappresenta un punto di riferimento in Italia per chiunque voglia sfruttare i benefici dell'Open Source con la sicurezza, la stabilità, il supporto e la garanzia di soluzioni di livello Enterprise."

Questo si legge sulla loro pagina web, che continua

"Obiettivo di RIOS è offrire il supporto necessario ad un utilizzo sicuro ed assistito degli asset più innovativi, permettere ai nostri clienti di usufruire di soluzioni di qualità più elevata a costi minori e offrire la più alta garanzia di integrazione fra i diversi prodotti rappresentati dalla Rete."

Con un background simile non poteva che nascere una relazione tra le nostre due realtà, e così è stato.

Enterprise OSS diventerà partner Educational di Rios e grazie ad ITServicenet, azienda fondatrice di EOSS, sarà un solution provider vero e proprio su due dei nostri prodotti di punta: Nextcloud e Ceph.

Questo cosa significa per voi?

Presto l'offerta di EOSS sarà molto più ampia e potrà coprire campi fino ad oggi inesplorati per noi.

Di seguito un'anticipazione tramite case study di alcune tecnologie che potremo proporre grazie a questa nuova partnership.


rios case history

Naturalmente EnterpriseOSS e RIOS partners significa che in modo del tutto bidirezionale potremo offrire anche noi nuove skills alla Rete Italiana Open Source, creando così opportunità di business fresche per le aziende associate.

Durante il mese appena trascorso in realtà abbiamo dato i natali anche a nuove iniziative, presto vi aggiorneremo anche su questo.

Il consiglio è sempre quello di seguire il nostro blog e i nostri canali, oltre a questa pagina web

dove potrete scoprire gli eventi dedicati agli associati e spesso anche ai curiosi che sono interessati alle tematiche che trattiamo abitualmente.

A tal proposito il webinar in programma per giugno sarà incentrato su

Argomento:

“Information Gathering come primo step di un attacco

Per ricevere un accesso free all’evento iscrivetevi qui.

A presto.

Enterprise OSS Staff

problemi di spazio

Prologo

Il titolo di questo breve articolo è emblematico e non necessita di ulteriori spiegazioni, il mio è tipicamente uno stile conciso e diretto, per il lettore sarà facile leggere tutto d’un fiato e se ne avrà il desiderio dare un'occhiata alla soluzione finale che proporrò.

Quasi tutto ciò che ci circonda in termini di prodotti e servizi obbedisce al dualismo problema - soluzione: senza il primo spesso non nasce nemmeno la seconda e talvolta l’appetito vien mangiando e una soluzione efficace genera il desiderio di risolvere altri problemi.

Quindi il processo si ripete in modo circolare infinite volte.

Anche in campo informatico è un po’ come accade alla scienza: ogni volta che fa luce su qualche processo, sia esso fisico, chimico, geologico o di altra natura, svela nuovi misteri da risolvere.

Ma stop alla filosofia e parliamo di spazio.

Indice

Buoni propositi

- Problemi di spazio per clienti e colleghi

- La soluzione

Buoni Propositi

Come tutti i lunedì faccio una lista di buoni propositi per la settimana entrante

 

Maledetti problemi di spazio, lo spazio sembra essere come il denaro, non basta mai, ne serve sempre di più e nonostante l’impegno nel gestirlo non sappiamo come e dove sparisca.

Uno "studio accreditato" afferma che la prima fonte di occupazione degli hard disk sono le fotografie (dei nani da giardino e dei gattini per lo più).

A parte gli scherzi io personalmente non faccio raccolta di queste immagini, ma il mio spazio si esaurisce costantemente per accumulo compulsivo di qualsiasi cosa sia disponibile per il download, che poi dimentico di cancellare.

Inesorabilmente prima o poi mi trovo di fronte alla fatidica decisione di cosa mantenere o cancellare, e qui vorrei un tutore legale che decidesse al posto mio.

Problemi di spazio per clienti e colleghi

Ma se esiste un qualcosa di peggiore, sono sicuramente i cestini ricolmi di giga e giga di files.

Un mio cliente una volta lo utilizzava come archivio secondario. Il file più vecchio aveva 5 anni.

Se poi penso a cosa dimentico sui server mi vengono i brividi.

- Forza, veloce! Installa, fai copia di backup, fai backup del backup di sicurezza, aggiungi dischi - e poi ..

Chi si ricorda di ripulire?

Poco tempo fa abbiamo fatto una richiesta ad un nostro collaboratore: - Ci scusi ma ci sembra che lo storage del Data Center sia un po’ pieno. Può verificare chi occupa spazio e con quali dati? -

Dopo una fase iniziale di silenzio pensavamo che fosse partito per il Cammino di Santiago, non sapendo che risposta dare.

Ci siamo accorti che le difficoltà nella gestione dei problemi di spazio risiedono nel frequente “artigianato informatico”. In sostanza questa attività si fa tutto a mano, se poi gli storage sono molteplici non si finisce più.

Appena il tempo di sbrigare riordino e pulizia e tutto è già cambiato, tutto pieno di nuovo e si deve ricominciare da capo.

La soluzione

Noi di Corsinvest ci siamo domandati, trascurando nani e gattini, come risolvere il problema nelle infrastrutture dotate di Proxmox VE, che esegue un egregio lavoro, ma non è di aiuto all’IT manager nella gestione degli spazi.

Questa figura professionale moderna, molto spesso si ritrova a dover capire come lo spazio venga occupato o gestito in autonomia. Inoltre deve prendere decisioni in emergenza che possono risultare scomode se non avvallate dal cliente finale per tempo.

E naturalmente può anche rischiare di non ritrovarsi, di non fare la scelta giusta a causa della mole dell’ordinario lavoro svolto, come abbiamo dimostrato poc’anzi. È per questo che Corsinvest ha pensato di introdurre nella sua ToolBox il modulo “Storage Usage”.

Questo modulo permette con un click di visualizzare diverse informazioni interessanti:

 

Tutto questo avviene rispettando l’inconfondibile stile Corsinvest basato su due must: chiarezza e facilità d’uso.

Grazie a questo strumento ora è possibile avere risposte in tempo reale, senza dover delegare del lavoro a qualcuno.

Anche questa volta possiamo metter la coccarda di “lavoro semplificato e cliente felice”.

Questo è uno dei moduli che si trovano nella nostra ToolBox.

Tutto questo naturalmente non vale per lo smartphone di mio figlio, che sembra mangi giga a colazione.

Daniele Corsini - Sviluppatore e fondatore di Corsinvest

 

Visita la pagina toolbox-> https://www.cv4pve-tools.com

firewall open source

Fin dalla prima esperienza nel settore opensource risalente al 2001 mi sono imbattuto nella gestione dei firewall aziendali.

Come sicuramente è accaduto anche a molti di voi, al tempo consideravo tali black box come delle entità oscure che “facevano cose“ per gestire in sicurezza l’azienda.

In realtà poi operando sempre più nel settore ICT e scrutando i comandi utilizzati sui più svariati firewall dai nomi anche blasonati, mi sono accorto che qualcosa in comune c’è sempre.

I sistemi di firewalling presentano tutti un approccio unix style, quindi per ovvi motivi tanti fanno uso di sistemi linux personalizzati.

Dai primi firewall open source a pfSense

A seguito di alcune considerazioni sia economiche, ma sopratutto pratiche, ho deciso di utilizzare per i lavori presso i miei clienti un sistema open source e la scelta al tempo, era il 2003, ricadde su Zeroshell dopo un veloce utilizzo di IpCop che fu dismesso nel 2008.

Prodotto italiano creato da Fulvio Ricciardi, che all’epoca batteva tutte le distribuzioni presenti dedicate al medesimo scopo.

Mi aveva colpito sopratutto per la funzionalità di network balancer che permetteva di gestire il multi Wan (ovvero poter gestire più linee internet, wow!), era qualcosa di non scontato al tempo.

Nel mondo iniziava a farsi conoscere m0n0wall ed io a lavorare con freeBSD nel contempo.

La naturale evoluzione di m0n0wall è stata pfSense che ad oggi ancora utilizzo.

Questi sistemi open source mi hanno dato tanta affidabilità e soddisfazione sia economica che tecnologica.

Ho ancora oggi installazioni su piattaforma x86 Alix della pcengines (per chi non conosce questi prodotti consiglio di andare a vederli qui https://www.pcengines.ch) che funzionano senza problemi.

Uno dei vantaggi di queste soluzioni è rappresentato dalla flessibilità nell’evoluzione dei sistemi, che è svincolata dall’hardware utilizzato.

Con prodotti del genere l'hardware non è più in primo piano

Infatti mi sono trovato a passare da m0nowall a ipCop , poi zeroshell e pfSense in alcuni casi senza dover cambiare l’hardware del cliente, cosa impensabile nel caso di un qualsiasi prodotto tradizionale.

Il cliente paga il professionista per metterlo nelle condizioni migliori in base alle richieste e non spende soldi in “scatole” che restano magari tante volte scollegate perché difficili da gestire o da configurare… 

Detto questo qualche esperto potrà dire:

Vi posso assicurare che ci sono datacenter interi gestiti con sistemi open source e nello specifico con pfSense.

PfSense stesso può essere configurato in High Availability, nel mio percorso lavorativo ne ho configurati e gestiti diverse decine con ottimi risultati.

Per questo motivo ancora oggi lo utilizzo, oltre a fornire supporto tecnico per le richieste più disparate.

Firmato: Alessandro Bolgia - presidente di Enterprise OSS e titolare di ITServicenet

Ps: scopri il webinar dedicato a pfSense: firewall open source seguendo questo link

https://bit.ly/eoss-webinar-pfsense

itservicenet partner ufficiale nextcloud

Buongiorno a tutti,

Il Natale è alle porte e Enterprise OSS ha preparato sotto l’albero un sacco contenente un regalo per voi.

In realtà sono quei regali che spesso gli adulti si fanno da soli, certi che risulteranno molto utili anche per i veri destinatari, che nel nostro caso siete voi che ci avete dato fiducia, chi iscrivendosi alla nostra newsletter, chi partecipando ai nostri eventi, chi diventando parte del nostro gruppo.

Ebbene ITServicenet, azienda fondatrice di Enterprise OSS è diventata

PARTNER ufficiale Nextcloud

SITO: https://nextcloud-italia.it/

Questo significa che oltre alla consueta professionalità ora c’è la possibilità di avere anche un supporto top a questo prodotto su tre livelli, i primi due offerti in lingua italiana, fino ad arrivare al terzo per chi ha esigenze di business continuity, integrazione, consulenza importanti.

Essere Partner Ufficiale Nextcloud significa molto anche in termini di sicurezza del dato e di prospettiva, essendo questo uno dei prodotti più promettenti nel 2020 per un cloud open source privato completamente europeo.

E per noi amanti dei manga e dei videogame è come dotarsi di un supporto in lingua italiana da Super Sayan.

Abbiamo in questi giorni fatto il primo webinar in diretta facebook sull’argomento, giusto per scaldare i motori, se ci seguirete ne vedrete delle belle.

DIRETTA: https://www.facebook.com/opensourceprofessionale/videos/748945525612304/

Vi raccontiamo tutto questo con un filo di emozione: dopo due anni di incubazione Enterprise OSS ha preso vita nel 2019 e ha portato sotto la sua ala già 12 imprese.

Ci aspetta un 2020 ricco di nuovi eventi formativi in aula e in digitale, di nuove collaborazioni e di nuove soluzioni, sempre all'insegna dell'open source. Insomma si preannuncia un anno luminoso e chi salirà su questo treno con noi siamo certi che ne trarrà molte soddisfazioni.

Non mi resta dunque che augurare a tutti Buon Natale e buone feste, ovunque voi siate e ovunque voi festeggiate.

Che la condivisione e la collaborazione siano sempre con voi.

Enterprise OSS Staff

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