Prequel

Dopo 5 anni dalla sua nascita, trovate la news qui.

Nextcloud ha fatto diversi salti a velocità curvatura, spostandosi dal mondo della archiviazione di dati in cloud privato all’editing nel browser, dall’integrazione di un sistema di chat e videoconference totalmente privato, fino alle nuove e più moderne interfacce grafiche.

Privato significa che Nextcloud è possibile installarlo in autonomia e senza alcun costo, serve solo il tempo tecnico per implementarlo su server dedicati, di solito non particolarmente carrozzati e dotati di SO Debian o Ubuntu.

Ma durante questi “viaggi interplanetari” si sono sviluppate notevoli caratteristiche che fanno di Nextcloud oggi una delle più flessibili piattaforme collaborative sul mercato.

Abbiamo deciso di elencarne 10 in questo articolo, ma sappiamo già che lasceremo qualcosa di importante da parte. Ci perdonerete in attesa di un prossimo articolo.

Indice

1. Nextcloud si integra con Active Directory di Microsoft

2. Nextcloud può collegare archivi esterni superando l'esigenza di stabilire VPN verso sistemi informativi aziendali preesistenti

3. Nextcloud può essere integrato con diversi editor di dati del pacchetto office

4. Nextcloud possiede il modulo Talk che permette di avere anche una piattaforma di chat/videoconferenza completamente privata a integrata con files e editing nel browser (vedi punto precedente)

5. Grazie ad API aperte Nextcloud ha una community di sviluppatori le cui creazioni sono incluse in un APP Store dedicato

6. In caso di implementazione multi sede è possibile realizzare una federazione di diverse istanze Nextcloud

7. Con Elastic Search si possono impostare ricerche full text all'interno di Nextcloud

8. Grazie a manipolazione di CSS si può personalizzare graficamente l'interfaccia di Nextcloud, favorendo il branding ad esempio

9. Grazie al partner ufficiale italiano ITServicenet è possibile ricevere formazione utente certificata sullo strumento

10. Per completezza ITServicenet ha realizzato e realizza anche su richiesta video tutorial in pillole

1. Nextcloud + AD Microsoft

Suona strano? Bè in realtà non lo è: Nextcloud nasce non per spazzare via le soluzioni presenti in un sistema informativo pre esistente ma per affiancarsi e migliorarne le funzionalità.

Dunque in questa ottica perché non permettere a coloro che possiedono un dominio Active Directory di Microsoft di ereditare permessi e credenziali d’accesso, in modo che siano valide anche per entrare sulla piattaforma Nextcloud.

2. Nextcloud e archivi esterni

La naturale evoluzione della caratteristica al punto uno appena menzionata è questa: collegare interi file system, già organizzati, con le proprie ACL, permessi, nidificazioni e portarle senza alcuna ridondanza in Nextcloud.

Questo significa dire addio alle VPN, tutti i dati necessari diventano fruibili da remoto tramite un browser e naturalmente soltanto chi ha il diritto di vedere, scrivere, modificare potrà continuare a farlo, in mobilità e sicurezza grazie a Nextcloud, che in questo caso fungerà da ponte tra la preziosa intranet e internet.

Multiple opzioni

3. Nextcloud e l’editing online

Nextcloud agli inizi del 2020 ha fatto un balzo verso i colossi della collaborazione, giusto in tempo per venire in aiuto di un intero mondo di lavoratori che venivano forzatamente catapultati nella nuova dimensione del telelavoro.

In quest’ottica però ha fatto di più di una semplice integrazione con una soluzione di editing di file nel browser, ne ha abilitate ben 4, oggi si può scegliere tra

e attenzione a questo nome

Sei un amante delle maschere di Word, delle funzionalità insostituibili di Excel, delle animazioni Powerpoint?

Con Nextcloud puoi avere questi software a disposizione, ma a differenza del loro ambiente cloud naturale, dove fanno parte di una suite che detiene i dati su server delocalizzati in giro per il mondo, con Nextcloud i dati sono sempre tuoi, sul tuo cloud privato.

4. Nextcloud e Talk

Di salto quantico in salto quantico sembrava limitante non avere anche una chat privata e magari anche la possibilità di scambiarsi dati e discuterne in tempo reale tramite questo strumento, magari in videoconferenza.

Così è nato Talk, soluzione dedicata a questo scopo e perfettamente integrata con Nextcloud files e con l’editing.

Questa combo vincente permette di realizzare files, condividerli, editarli in modo concorrente, discuterli via chat o in video conference, tutto in uno e lasciando al mondo esterno nessuno dei nostri preziosi dati.

Nessuna informazione ceduta a terzi in pegno dell’utilizzo di qualche servizio, il servizio risiede su server privati insieme a dati e metadati.


5. APP Store Dedicato

La community che si è appassionata allo sviluppo di Nextcloud, piattaforma completamente open source è ricca e produttiva, e così si possono trovare APP di ogni tipo, di continuo allineate allo sviluppo del core del codice che in un solo anno ha prodotto ben 3 versioni nuove.

Sfida interessante e stimolante questa, che ha portato anche noi di ITServicenet ad arruolare tra le nostre fila degli sviluppatori per soddisfare le esigenze specifiche di alcuni clienti.

6. Multiple sedi multiple istanze di Nextcloud

Non è raro trovare aziende delocalizzate, che necessitano di archivi di dati condivisi ma a determinate condizioni, con ben precise limitazioni, ma senza rinunciare a numerosi vantaggi offerti dalla flessibilità di Nextcloud.

E così viene sfruttata la possibilità di federare diverse istanze di Nextcloud, ciascuna con le sue peculiarità ma con alcuni punti di contatto con le altre. In tal modo per gli utenti i dati appaiono in modo trasparente nei loro ambienti seppure siano localizzati in diversi storage o archivi Nextcloud completamente distinti tra loro.

7. Ricerche approfondite

Più aumentano i dati, le cartelle, le sottocartelle e i progetti realizzati, più è necessario essere dotati di un sistema di ricerca fine.

Nextcloud si integra con Elastic Search per offrire una ricerca puntuale e full text fino all’interno dei file più complessi.

8. Personalizzazioni grafiche

Nextcloud offre di base app di theaming per personalizzare loghi, sfondi di accesso e colori, ma per chi vuole di più è possibile agire direttamente su CSS e allora può essere dato ampio spazio alla creatività, a favore del brand awareness e magari modificando o nascondendo qualche funzionalità che non si desidera mostrare agli utenti comuni.

9. Formazione

Tanta potenza senza controllo è sprecata. E allora gli IT Manager hanno il loro bel daffare a seguire ed istruire di volta in volta gli utenti, dalle funzionalità non appieno comprese a quelle completamente sconosciute.

Per alleggerire il lavoro dei colleghi che si occupano del primo livello di assistenza agli utenti finali, in ITServicenet abbiamo previsto fin da subito un percorso formativo che ha come obiettivo quello di illustrare all’utente tutte le funzionalità più comuni del software.

Al termine della stessa, grazie a teoria e pratica applicate contemporaneamente, sarà possibile per tutti avere un buon controllo dello strumento.

10. Video Tutorial

A completamento del processo formativo su richiesta si può accedere anche a video tutorial in pillole, che racconteranno nel dettaglio ogni singola funzionalità e saranno sempre fruibili al bisogno. In questo modo il servizio con scopo educativo risulterà molto più completo.

Un esempio a questo link .

Naturalmente con l’evolvere della piattaforma verranno realizzate sempre nuove pillole, in modo da non perdersi nessuna nuova feature proposta dagli sviluppatori del software.

Cos’altro aggiungere? Ci sarebbe molto da dire ma per oggi ci fermiamo qui.

Ora sta a voi decidere di avvicinarvi a questa piattaforma dalle molteplici funzionalità e ricca di sorprese per chi non la conosce ancora.

Ing. Matteo Marcato


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privacy shield

Siamo di fronte ad un cambiamento che potrebbe essere epocale, naturalmente ci riferiamo alla nostra epoca, molto recente, fatta di startup americane che in pochi anni hanno conquistato il globo con le loro tecnologie e i loro servizi.

La vecchia Europa però questa volta sembra faccia sul serio e non ci sta a modificare le sue rigide direttive relative alla protezione dei dati.

Non verrà ritenuto sicuro l'utilizzo, da parte delle pa e delle imprese private, di soluzioni che archiviano dati nella Silicon Valley. In attesa di conoscere le conseguenze di questa decisione leggete di seguito cosa è accaduto.

Indice:

Privacy Shield invalidato

La "cultura della sorveglianza" degli Stati Uniti ha ricevuto in questi giorni un deciso altolà dell’UE: la Corte di giustizia Europea si è pronunciata contro la legittimità delle Clausole Contrattuali Standard dell’UE, ritenendola un modo per trasferire i dati a regimi legali al di fuori dell'Unione. 

Come abbiamo scritto 2 anni fa, l'austriaco Max Schrems, responsabile della precedente interruzione dell'accordo "Safe Harbor" tra Stati Uniti e UE, ha dichiarato che il suo successore “Privacy Shield” "Sarebbe stato invalidato non appena i tribunali dell'UE avessero deliberato" . E sembra che avesse ragione.

Come spiegato pochi giorni fa a Euroactiv :

"La preoccupazione di Schrems è che la Sezione 702 della Foreign Intelligence Surveillance Act degli Stati Uniti (FISA), consenta alla National Security Agency (NSA) di raccogliere informazioni all’estero su soggetti non americani situati al di fuori degli Stati Uniti, ottenendole grazie a fornitori di servizi di comunicazione elettronica, come Facebook."

In effetti, regolamenti come il Cloud Act hanno già portato le società cloud statunitensi a rinunciare alla lotta per la privacy , spingendo i giganti del cloud europei a collaborare e fornire un'alternativa .

Oggi, la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europa (CJEU) invalida "Privacy Shield" in un caso di sorveglianza degli Stati Uniti. 

 

Prime dichiarazioni

La prima dichiarazione dell'organizzazione NOYB di Max Schrems sulla sentenza della CJEU può essere letta qui.

Si evince come la Commissione europea avesse ceduto alle pressioni statunitensi, senza valutare approfonditamente le loro leggi sulla sorveglianza, ma approvando rapidamente il Privacy Shield per proteggere le attività delle imprese statunitensi a discapito della privacy e della sicurezza dei cittadini dell'UE. 

Citando Herwig Hofmann, professore di diritto all'Università del Lussemburgo e uno degli avvocati che discutono i casi di Schrems dinanzi alla CJEU:

"La CJEU ha invalidato la seconda decisione della Commissione che viola i diritti fondamentali della protezione dei dati dell'UE. 

Non può esserci trasferimento di dati in un paese con forme di sorveglianza di massa. 

Fintanto che la legge degli Stati Uniti conferirà al proprio governo i poteri di impossessarsi dai dati dell'UE che transitano negli Stati Uniti, tali strumenti saranno invalidati ancora ed ancora. 

L' accettazione da parte della Commissione delle leggi statunitensi sulla sorveglianza presenti nel Privacy Shield li aveva lasciati senza difesa."

Molte autorità tedesche per la protezione dei dati hanno già concluso in varie occasioni che l'uso di Office 365 nelle scuole è illegale e l'uso di servizi di chat e di comunicazione video ospitati all'estero pone problemi di conformità, raccomandando invece Nextcloud Talk. 

Quelle svedesi e olandesi sono giunte alla stessa conclusione ripetutamente. 

La CJEU stabilisce che le Data Protection Authority (DPA) hanno il dovere di agire e non di piegarsi alla pressione politica, come è già successo più volte. 

"Distogliere lo sguardo non è una soluzione."

Servizi cloud statunitensi non conformi al GDPR

Le società cloud statunitensi come Microsoft hanno già mostrato di non rispettare le leggi europee sulla privacy, come è stato dimostrato di recente in una vasta valutazione dell'impatto sulla protezione dei dati di Office 365 dal governo olandese, esponendo dozzine di violazioni del GDPR.

Con quest'ultima sentenza, la Corte di giustizia europea pone un altro importante ostacolo ai servizi cloud statunitensi, sfidando la premessa di base che siano una soluzione adottabile per trattare qualsiasi dato sensibile. 

Le aziende, le scuole e le organizzazioni governative che trasferiscono dati dai loro dipendenti, clienti, studenti e cittadini su Office 365, Google G Suite o una delle dozzine di altri servizi SaaS con sede negli Stati Uniti ora rischiano ingenti multe ai sensi del GDPR.

Fonte: https://nextcloud.com/blog/breaking-news-ecj-rules-us-cloud-services-fundamentally-incompatible-with-eu-privacy-laws/

E adesso i paesi europei cosa faranno?

Si adatteranno in fretta scegliendo alternative ai vari office365, G Suite e simili o ignoreranno queste sentenze e continueranno come se nulla fosse successo?

Noi dall’inizio del 2020 ci siamo premurati di spianare la strada a coloro che desiderano tenere al sicuro i loro dati.

Come system integrator creiamo delle infrastrutture che permettono di ospitare cloud privati in sicurezza e come amministratori di sistemi proponiamo Nextcloud Enterprise a tutti coloro che vogliono una piattaforma GDPR compliant, sicura affidabile e manutenuta da professionisti che parlano la lingua del bel paese.

Essere un passo avanti per soddisfare le esigenze del mercato è uno dei nostri mantra e quando anche le corti europee ci danno ragione è una bella soddisfazione.

Ne è dimostrazione il fatto che riceviamo settimanalmente richieste da pubbliche amministrazioni e imprese di ogni dimensione e l'installato su Nextcloud comincia ad essere importante.

Ing. Alessandro Bolgia - ITServicenet

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